Maurizio Taioli


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Veronese, classe 1959, inizia l’avventura nel mondo dell’arte diplomandosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Emilio Vedova. Dopo il diploma seguiranno mostre in tutta Europa. Una pittura connotata dal colore e dall’inaudita potenza espressiva che il Maestro veneziano ha saputo infondere nelle mai rigorose tele dell’artista veronese. Taioli ben si inserisce in quel lungo percorso di maestri del colore proprio grazie a rapide ma intense pennellate traslate successivamente in tocchi attenti e controllati dal rapporto diacronico con un passato sempre imperante nella sua ricca produzione. Acrilici e smalti si incrociano fluttuanti nella sacralità della tela convergendo nel panorama pittorico che ci riporta all’Espressionismo di matrice astratta ora non più protagonista, ma pretesto per ospitare l’ultima istanza di Taioli: l’avvicinamento consapevole al reale attraverso immagini del nostro quotidiano strappate alle pagine dei giornali. Anche Taioli, come Tano Festa, è un ladro della quotidianità e della storia che però non si trasforma in poesia, come nella pittura del Maestro romano, ma in carica propulsiva nonostante le diverse modalità realizzative. Taioli si appropria del mondo, della storia, del trascorrere delle epoche attraverso fogli di carta stampati che diventano pretesto di ricordo collettivo. Li legge, li interiorizza e, alla fine, li rivitalizza mediante una riflessione coscienziosa dell’agire umano. Ci racconta tutte le perplessità sulla condizione umana, sul suo essere spesso in lotta con se stessa portandola a noi con la sottile ironia dissacrante di chi vede in modo oramai disincantato il mondo. I soggetti provengono da qualunque stimolo visivo: il fumetto, l’arte, l’ambiente sacro ma anche cantieri, edifici, fiori, proteste sociali, luoghi della politica e molto antro ancora. Un ricco bestiario di soggetti pronto ad interrogarci sull’intreccio tra realtà e finzione, tra oggetto e immagine in larghe campiture e decisi contrasti tonali fino a chiedersi se tutto ciò che vediamo sia reale o possa tramutarsi, nell’esperienza trascendentale dell’arte, in qualcosa d’altro. Nelle opere non si instaura però un racconto di tasselli componibili, piuttosto si aprono molteplici riflessioni fondate sulla partecipazione collettiva all’elemento scelto e il suo significato suggerito. È dunque un atteggiamento nei confronti dell’opera che Taioli plasma oltrepassando il limite del quotidiano per ridefinire i linguaggi che fondano diverse esperienze artistiche senza mai banalizzarle in una pura riappropriazione di linguaggi precedenti. Questo avvicendamento diagonale di sinergie passate è dunque posto al vaglio di un attento percorso attraverso le epoche e sempre attualizzato grazie a differenti tempistiche d’azione convergente.