Artisti che, provati dai drammi della Prima guerra mondiale, ritornarono ad una pittura morigerata ben lontana dall’esplosione cromatica e gestuale dell’Espressionismo. Un Realismo, che possiamo riscontrare nell’opera di Ugo Celada da Virgilio, che riprende la pittura quattrocentesca dei Primitivi nell’esigenza di cospargere la tela di una pittura governabile dalla mano di chi sente la stretta necessità di ricostruirsi dopo i drammi della vita. Anche in questo caso il Realismo si fa pretesto per mostrare lo stato esistenziale dell’uomo attraverso le trame della pittura: alla fine del primo conflitto mondiale i milioni di morti, i mutilati e i reduci della guerra che si incontravano agli angoli della strada incapaci di trovare un lavoro che non c’era, i cumuli delle macerie, l’inflazione alle stelle e lo sbigottimento di un’Europa in completa rovina, avevano gettato l’umanità in uno stato di completo smarrimento. La pittura espressionista, così libera e mossa dalla gioia della vita, venne messa da parte preferendo una percezione delle cose più attenta e minuziosa che si definisce in una pittura dai colori più calibrati, strutture spaziali controllate e soggetti immobili ed inespressivi che non raccontano nulla di sé, tranne l’essere presenti di fronte al pittore. Quando sentiamo l’esigenza di ricostruirci dopo un trauma, non è il movimento quello che serve, ma l’immobilità razionalmente controllata di chi deve ritrovare se stesso. Con queste premesse capiamo come la pittura ritorni ad essere strettamente legata al “mestiere”, alle grandi ispirazioni mosse dal recupero del passato e dei valori plastici dell’opera da Giotto a Piero della Francesca cosa che però non avverrà in Germania nelle ricerche espressive di Otto Dix e George Grosz e di altri artisti legati alla Nuova Oggettività tedesca. Questi autori, senza molti scrupoli, si lanciarono in un’accusa sociale rivolta all’uomo e alla distruzione che la sua follia causò. Mostri, demoni e maschere deformi ci illustrano gli esiti catastrofici ed impetuosi delle terribili condizioni in cui vivevano i veterani, i reduci di guerra e tutto il tessuto sociale di una Germania in ginocchio.
Artists tried by the dramas of the First World War returning to a sober painting far removed from the chromatic and gestural explosion of Expressionism. A Realism to be found in the work by Ugo Celada da Virgilio, which takes up the fifteenth-century painting of the Primitives in the need to sprinkle the canvas with a paint governed by the hand of those who feel the strict need to rebuild themselves after the dramas of life. Here as well Realism becomes a pretext for showing the existential state of man through the textures of painting. At the end of the First World War the millions of dead, the maimed and war veterans on street corners unable to find a job that did not exist, the piles of rubble, skyrocketing inflation and the dismay of a Europe in complete ruin, had thrown humanity into a state of complete bewilderment. Expressionist painting, so free and moved by the joy of life, was put aside preferring a more careful and meticulous perception of things, defined in a painting with more calibrated colors, controlled spatial structures and immobile and inexpressive subjects, telling nothing about themselves, except being present in front of the painter. When we feel the need to rebuild ourselves after a trauma, movement is not what you need but the rationally controlled immobility of those who have to find themselves again. With these premises we understand how painting returns to be closely linked to the “craft”, to the great inspirations moved by the recovery of the past and the plastic values of the work from Giotto to Piero della Francesca. This, however, will not happen in Germany in the expressive researches of Otto Dix and George Grosz and other artists linked to the New German Objectivity. Such authors, without many scruples, launched into a social accusation aimed at man and the destruction that his madness caused. Monsters, demons and deformed masks illustrate the catastrophic and impetuous results of the terrible conditions veterans, war veterans and the entire social fabric of a Germany on its knees lived.