Silvia Argiolas


Silvia Argiolas nasce a Cagliari nel 1977, vive e lavora a Milano. Tra le sue mostre personali ricordiamo: nel 2022 Ragazze alla ÖGGK di Vienna, nel 2021 Promiscuità e Compassione ad Adiacenze, Bologna; nel 2019 Tragödie a Casa Testori, Novate Milanese (MI), Ti amo dal profondo del mio odio presso la Galleria Richter Fine Art a Roma; Als ich begriff, dass sterblich bin alla Galerie Rompone a Köln, Germany; nel 2015 Last Moments alla Robert Kananaj gallery, Toronto; nel 2014 A Day In The Life alla L.E.M e Walk on the wild side (Conversion Of Evil) presso la Galleria Antonio Colombo, Milano; in 2012 You are not really so bad alla Galleria D406, Modena e nel 2011 The Season of the Witch alla Galleria Antonio Colombo, Milano. Tra le sue mostre collettive possiamo citarne alcune delle più recenti: nel 2021 Marginalia – Le forme della libertà al Castello Visconteo di Pavia, nel 2020 PHOENIX – the resurrection show alla Galerie Rompone a Köln, Germany; nel 2015 PanoRama a Torino e La fomosa invasione degli artisti a Milano presso la Galleria Antonio Colombo, Milano; nel 2014 Selvatico tre una testa che guarda al Museo Civico delle Cappuccine a Bagnocavallo (RA) e P2P #02 – Deep presso la galleria Circoloquadro, Milano. Le sue opere sono state esposte in diverse occasioni tra cui molte fiere di arte contemporanea, una tra tutte Artissima nel 2017.I dipinti di Silvia Argiolas ci guardano. I personaggi che ne popolano le scene sono chiamati non solo a conferire ad esse vita, ma anche ad instaurare un dialogo esclusivo e silenzioso con chi le osserva. Lungi dall’ammiccare complice, il loro enigmatico guardare sembra volere interrogare la coscienza dello spettatore; assieme ai modi del loro agire, persegue l’intento di perturbarne la sensibilità, dando espressione ad un immaginario conturbante e ferino. Se questo particolare aspetto ricopre un ruolo importante nella capacità dei lavori di coinvolgere emotivamente, non meno rilevante è la sua incidenza sul loro versante concettuale, costituendo il dispositivo attraverso cui, in luogo della simulazione narrativa, si afferma la comunicazione simbolica. Ognuno dei soggetti è sia partecipe di una rappresentazione dai tratti misteriosi, sia, simultaneamente, interprete di un ideale monologo a parte di tipo teatrale. La stessa presenza di quest’ultima componente “metatestuale” dichiara la natura illusoria ed evocativa di ciò che vediamo, donando risalto alla pura idea poetica racchiusa nell’opera dell’artista. (Nicola Galvan)